Il ramolaccio è un ortaggio non molto coltivato, quasi sconosciuto simile al ravanello per sapore ma molto più grande per dimensione. Il ramolaccio o ravanello selvatico si consuma in tutto il mondo ed è facile da coltivare anche in condizioni climatiche e di terreno diverse. Predilige per lo più climi freschi e terreni fertili, ma può essere coltivato anche in vaso o in orto. Scopriamo insieme le caratteristiche di questa pianta e come coltivarla.

Che pianta è il ramolaccio selvatico?

Il ramolaccio selvatico appartiene alla famiglia delle Brassicaceae, la stessa a cui appartiene il ravanello. Il ramolaccio estivo possiede la buccia e la polpa bianca, la radice conica, mentre quello invernale è di colore rosso scuro con una forma cilindrica. Rispetto la varietà rossa possiede un sapore più intenso ed è ricco di minerali come sodio, potassio, ferro, calcio, magnesio, fosforo e vitamine A, B, C ed E.

Possiede proprietà diuretiche e depurative che possono essere utili per aiutare a stimolare l’attività svolta dal fegato e dalla cistifellea, ma può essere usato come antiallergico, spasmolitico, analgesico naturale e per aiutare a calmare le coliche renali. Utile in caso di insonnia, il consumo deve essere tenuto sotto controllo, in quanto l’assunzione in dosi massicce o per periodi prolungati può portare eccessiva sonnolenza. Possibile potente disintossicante per il fegato, può essere utile:

  • per aiutare a purificare il sangue ed eliminare le tossine nel corpo;
  • per aiutare a contrastare malattie come l’ittero;
  • per aiutare a stimolare la digestione;
  • per aiutare a purificare i reni e stimolare la digestione.

Tagliando a fettine le radici e lasciandole riposare per qualche ora ricoperte di sale, si può ottenere un succo che può essere utile per aiutare a schiarire le macchie scure della pelle.

Modalità di utilizzo della pianta

La pianta viene utilizzata in cosmetica, medicina popolare e in gastronomia per via delle sue possibili proprietà diuretiche, digestive e depurative. Le foglie dal sapore forte e piccante possono essere ideali per aromatizzare zuppe, carni, formaggi, vino, birra e liquori. Si trova in natura allo stato spontaneo ma la si può anche coltivare.

In Sardegna è una pianta officinale molto apprezzata in cucina che spesso viene confusa con il ravanello classico e il rafano, anche se le dimensioni e il gusto delle foglie lo rendono più similare alla cicoria e al broccoletto, presentando un sapore e un aroma più leggero. Il suo ambiente ideale sembra essere quello campestre, dove fiorisce solitamente da marzo a giugno, crescendo spontaneamente attorno al ciglio delle strade, rive, orti, ruderi o terreni incolti.

Attenzione quanto con la mietitura nei campi di grano i semi del ravanello selvatico si mescolano al cereale dando luogo a una possibile intossicazione conosciuta come rafania. Con il suo sapore pungente è una pianta rustica caratterizzata da foglie ispide, leggermente pelose e da fiori piccoli e chiari. Il fiore solitamente va dal colore giallo pallido al paglierino, anche se si possono trovare esemplari di colore bianco.

A differenza della radice, apprezzata dai romani per le sue possibili qualità afrodisiache, il ravanello selvatico è considerato un’erbaccia per il suo cattivo odore quando viene cotto. Fu Catone che ne divulgò le tecniche di coltivazione.

Coltivazione

Il ravanello selvatico non viene coltivato molto per via della sua forma. Le foglie raggiungono i 30 cm di altezza e la radice può arrivare a pesare 500 grammi. La tecnica di coltivazione sembra essere semplice, in quanto cresce bene ovunque adattandosi a ogni clima. Richiede un terreno profondo e ricco di sostanze organiche ed è possibile coltivarlo tutto l’anno, sia in terra che sul balcone di casa.

Si tratta di una pianta commestibile che può adattarsi a qualsiasi temperatura, anche se nella stagione estiva si consiglia di tenerla a mezz’ombra in modo da non sottoporla alla luce diretta del sole. Si può sviluppare su qualsiasi terreno purché sia ben drenato e non argilloso. Per un risultato migliore gli esperti consigliano di aggiungere un compost mescolato nel terreno per dare maggiore spinta alla pianta.

La semina avviene in file direttamente a terra, assicurandosi che le varie piantine abbiano lo spazio sufficiente per crescere nel terreno senza soffocarsi l’un l’altra. I primi ortaggi si iniziano a vedere dopo circa 5 mesi, per cui è consigliabile seminare a giugno o verso i primi di agosto.

Esistono diverse varietà del ravanello selvatico, quella estiva può essere seminata in inverno, mentre il ramolaccio tondo d’inverno possiede le radici a forma di trottola rugose e di colore scuro, con la polpa bianca e dal sapore dolciastro. A metà autunno si procede con il raccolto delle radici più grosse, continuando così per tutto l’inverno.

Ramolaccio selvatico: che pianta è? Si può coltivare?